Introduzione

La Cardioversione elettrica esterna (CVE) è una procedura terapeutica effettuata per ripristinare il normale funzionamento del sistema elettrico del cuore in caso di aritmie cardiache, sia sopraventricolari che ventricolari. Essa viene effettuata tramite l’erogazione di uno shock elettrico ad una determinata energia.

La cardioversione elettrica della fibrillazione atriale viene effettuata tramite uno strumento apposito, il defibrillatore esterno, in grado di erogare una scarica elettrica bifasica in modalità sincronizzata rispetto al ciclo cardiaco.

La cardioversione elettrica si differenzia dalla defibrillazione che viene effettuata in condizioni d’emergenza e di pericolo di vita, a maggiore energia ed in modalità asincrona rispetto al ciclo cardiaco, utile in caso di fibrillazione ventricolare o tachicardia ventricolare senza polso, ossia aritmie maligne con attività elettrica cardiaca totalmente disorganizzata.

 

Indicazioni e preparazione

Le aritmie più frequenti per cui si fa ricorso alla CVE sono la fibrillazione atriale o il flutter atriale, sintomatiche, refrattarie alla comune terapia antiaritmica.

La CVE può essere eseguita in modalità elettiva o urgente a seconda del quadro clinico del paziente.

In modalità di urgenza/emergenza avviene in caso di aritmie sopraventricolari o ventricolari che generano instabilità emodinamica con alterazione della performance cardiaca.

Prima di effettuare la CVE in modalità elettiva, nel caso di fibrillazione atriale con insorgenza superiore alle 48 ore, viene prescritta un’adeguata terapia anticoagulante (con eparine a basso peso molecolare o anticoagulanti orali) che il paziente deve assumere per almeno 4 settimane antecedenti la CVE.

Lo scopo è quello di  risolvere eventuali trombi intracardiaci formatisi in corso di aritmia, evitando così il loro distacco verso altri distretti del corpo (complicanze emboliche) al momento della ripresa del ritmo sinusale dopo lo shock elettrico.

Per almeno 4 settimane successive alla CVE il paziente deve continuare ad assumere la terapia anticoagulante al fine di evitare la formazione di trombi endocavitari in caso di stunning atriale post cardioversione.

Dopo la CVE, nella maggior parte dei casi, il cardiologo prescrive farmaci antiaritmici che riducono la probabilità di recidiva dell’aritmia. È necessario che il paziente adotti uno stile di vita sano con una dieta regolare, attività fisica, ed astensione assoluta dal fumo e dall’ alcol.

In caso di necessità cliniche che rendono necessaria la cardioversione elettrica in tempi brevi senza che il paziente abbia effettuato la terapia anticoagulante pre-CVE, è possibile eseguire un ecocardiogramma transesofageo prima della scarica elettrica per escludere la presenza di trombi intracardiaci.

Infine, in caso di urgenza/emergenza con shock cardiaco è necessario eseguire la CVE indipendentemente dalla terapia anticoagulante.

 

Tecnica e modalità di esecuzione della CVE

In genere la cardioversione elettrica, salvo casi particolari, viene eseguita in regime di Day Hospital, non necessitando pertanto di ricovero ospedaliero ordinario.

La CVE si effettua in laboratorio di elettrofisiologia, sotto la supervisione di un’equipe sanitaria composta dal cardiologo, dall’anestesista e da un infermiere professionale, in corso di monitoraggio continuo dei parametri vitali durante tutto il tempo d’esecuzione della procedura.

Prima di procedere alla CVE, il paziente viene adeguatamente informato sulla procedura tramite l’acquisizione del consenso informato e deve aver eseguito un periodo di digiuno di almeno 12 ore.

Al fine di evitare sensazioni dolorose legate allo shock, il paziente viene sottoposto ad una blanda sedazione con farmaci ipnoinduttori ed anestetici.

Si procede quindi all’applicazione delle placche adesive o metalliche in sede sottoclaveare destra ed apicale sinistra o  in sede toracica antero-posteriore. Si imposta il defibrillatore in modalità sincronizzata con una determinata energia di scarica (circa 1-2 J/Kg), a seconda del peso corporeo e dell’aritmia da trattare.

La durata totale della procedura è di pochi minuti.

La scarica elettrica determina un reset dei circuiti elettrici anomali ripristinando il normale ritmo cardiaco. Se non viene ripristinato il ritmo sinusale, è possibile ripetere la procedura per un massimo di 3 volte, con eventuale aumento progressivo dell’energia di scarica.

A fine procedura è possibile proseguire con il risveglio del paziente, il quale sarà tenuto sotto osservazione per circa 2 ore oltre le quali il paziente potrà essere dimesso.

A causa dell’effetto residuo del farmaco anestetico, ai pazienti viene consigliato di non guidare e di non prendere importanti decisioni per il resto della giornata.

La percentuale di successo e ripristino del ritmo sinusale, in caso di pazienti ben selezionati,  varia dal 75 al 90% in caso di fibrillazione atriale e dal 90 al 100% in caso di flutter atriale.

 

Controindicazioni ed eventuali complicanze

La CVE generalmente è una procedura ben tollerata.

Le controindicazioni riguardano l’uso degli anestetici in pazienti che non possono farne uso o nel caso in cui siano presenti trombi intracardiaci.

La presenza di pacemaker, defibrillatori e loop-recorder non controindicano l’esecuzione della CVE.

La CVE è caratterizzata da rischi minimi e complicanze rare:

  • insorgenza di un ritmo anomalo post-CVE
  • edema polmonare
  • abbassamento transitorio della pressione sanguigna
  • lievi e transitorie ustioni cutanee sul sito di applicazione della piastre
  • tromboembolie distrettuali (0,5% casi, soprattutto in presenza di trattamento anticoagulante non adeguato)
  • dolore toracico, senso di spossatezza
  • rarissimi sono i casi di morte registrati post-procedurali.

 

Contatta l’esperto in merito a questo argomento.

 

Dott. Ciro Pirozzi

Medico in Formazione Specialistica in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare
Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”
Ospedale Monaldi – Napoli

 

Dott. Andrea Antonio Papa
Cardiologo Aritmologo, esperto in diagnosi e terapia dei disturbi del ritmo cardiaco

Dirigente Medico I livello
UOC Cardiologia e UTIC
Università della Campania L. Vanvitelli
AORN dei Colli – Ospedale Monaldi
Napoli