I farmaci beta-bloccanti sono sostanze che bloccano i recettori beta-adrenergici, ampiamente diffusi in vari organi del nostro corpo. Essi sono adoperati nel trattamento di molte patologie cardiovascolari e non solo. Prima di descrivere il loro utilizzo, in quali patologie vengono impiegati, le controindicazioni e gli effetti collaterali, è importante fare un breve cenno al loro meccanismo d’azione e ai recettori adrenergici.
Indice
I recettori beta-adrenergici
I farmaci beta-bloccanti, per esplicare la loro azione, si legano a strutture dette “recettori”, che sono posti attraverso la membrana cellulare, con un’estremità che sporge verso l’esterno della cellula, e l’altra all’ interno (Figura 1). Sono recettori accoppiati a proteine G, ciò vuol dire che il segnale all’ interno della cellula viene trasmesso da queste piccole proteine, dopo che il farmaco beta-bloccante ha interagito con la porzione esterna del recettore. Queste proteine, a loro volta producono dei segnali che determinano cambiamenti cellulari. I recettori adrenergici sono suddivisi in due tipologie α e β e in sottogruppi α1 e α2 e β1, β2 e β3. Il ligando naturale di questi recettori è rappresentato dalle catecolamine, adrenalina e noradrenalina, che sono sostanze naturalmente prodotte dal nostro corpo. Ogni catecolamina ha un’affinità diversa ad ogni specifico recettore e legandosi ad esso, va a determinare degli effetti diversi. Nello specifico:
- Recettori α1 adrenergici: si trovano maggiormente a livello dei vasi sanguigni, del cuore e del fegato. Determinano vasocostrizione periferica, aumento della pressione arteriosa, rilassamento della muscolatura dello stomaco e dell’intestino e la contrazione degli sfinteri. Inoltre, a livello del sistema nervoso centrale promuovono lo stato di veglia attraverso la liberazione nel circolo sanguigno di ormone adrenocorticotropo (o corticotropina, ACTH) e di ormone luteinizzante (LH).
- Recettori α2 adrenergici: sono localizzati maggiormente a livello del sistema nervoso centrale e regolano il rilascio di noradrenalina. Sono coinvolti in alcune attività metaboliche, come l’inibizione del rilascio d’insulina a livello del pancreas, nell’inibizione della lipasi e nell’aggregazione piastrinica.
- Recettori β1 adrenergici: si trovano maggiormente a livello cardiaco e determinano aumento della contrattilità del miocardio (effetto inotropo positivo), aumento della frequenza cardiaca (effetto cronotropo positivo), aumento della velocità di conduzione (effetto dromotropo positivo) ed infine aumento dell’eccitabilità cardiaca (effetto batmotropo positivo).
- Recettori β2 adrenergici: si trovano prevalentemente a livello della muscolatura liscia e del fegato. Determinano broncodilatazione, rilasciamento della muscolatura liscia degli organi in generale ed intervengono nel metabolismo del glucosio (gluconeogenesi e glicogenolisi).
- Recettori β3 adrenergici: si trovano in prevalenza a livello del tessuto adiposo, dove favoriscono l’attività della lipasi, in particolare la trasformazione da trigliceridi ad acidi grassi.
Meccanismo d’azione dei farmaci beta-bloccanti
Come suggerisce il nome, i farmaci beta-bloccanti, vanno ad antagonizzare i recettori beta-adrenergici presenti a livello dei tessuti, in modo che le catecolamine non vadano ad esplicare il loro naturale effetto. A livello cardiaco in particolare, riducono la forza di contrazione del cuore e la frequenza cardiaca, diminuendo il consumo di ossigeno, inoltre, andando ad inibire il sistema renina-angiotensina-aldosterone, riducono la ritenzione idro–salina e di conseguenza la volemia, le resistenze periferiche e di conseguenza la pressione arteriosa.
Rallentano la conduzione atrio-ventricolare, proteggendo dalle aritmie e aumentando la fase di diastole e migliorando la perfusione del circolo coronarico. I farmaci beta-bloccanti non sono tutti uguali: alcuni sono maggiormente selettivi per una tipologia di recettore beta-adrenergico, altri meno come il propanololo. Quelli maggiormente adoperati nella pratica clinica sono quelli ad azione selettiva sui recettori β1.
La seguente tabella classifica i betabloccanti in base alla loro azione e alla loro creazione (prima, seconda e terza generazione); viene indicato il nome del principio attivo e tra parentesi i nomi commerciali maggiormente conosciuti:
Betabloccanti di 1° generazione (non selettivi per β1) | Betabloccanti di 2° generazione (selettivi su β1) | Betabloccanti di 3° generazione (con effetti aggiuntivi) |
– Propanololo (Inderal ®)
– Timololo* – Pindololo (Visken ®) – Nadololo (Nadololo ®) |
– Metoprololo (Seloken ®; Lopresor ®)
– Esmololo (Brevibloc ®) ** – Bisoprololo (Congescor ®; Cardicor ®; Concor ®; Sequacor ®). – Atenololo (Tenormin ®). |
– Carvedilolo (Dilatrend ®);- Labetalolo (Trandate ®) ***
– Celiprololo (Cordiax ®) – Betaxololo (Betoptic ®) – Nebivololo (Lobivon ®)****
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*Il timololo: a cosa serve? Si trova in commercio come collirio per il trattamento del glaucoma.
** L’esmolo: a cosa serve? Ha un’emivita di pochissimi secondi, e viene utilizzato per testare la tolleranza ai farmaci beta-bloccanti.
*** Il labetalolo: a cosa serve? E’ utilizzato, prevalentemente, per il trattamento dell’ipertensione gravidica.
**** Il nebivololo o lobivon a cosa serve? E’ utilizzato maggiormente per il trattamento della pressione arteriosa, per il suo effetto periferico di vasodilatazione.
Quando vengono prescritti i farmaci beta-bloccanti
I farmaci beta-bloccanti sono utilizzati nel trattamento di varie patologie cardiologiche e non solo. Tra le principali:
- Ipertensione arteriosa: diminuendo le resistenze dei vasi periferici, determinano una riduzione dei regimi pressori dell’albero arterioso. Il lobivon ® spesso viene utilizzato per abbassare i valori pressori.
- Cardiopatia ischemica e insufficienza cardiaca cronica: determinano una riduzione della frequenza cardiaca e del consumo di ossigeno cardiaco, mettendo a riposo il cuore, riducendo in tal modo l’angina pectoris e proteggendo il cuore dall’insulto ischemico. Spesso vengono prescritti, per tale problematica il bisoprololo e il metoprololo.
- Aritmie cardiache: riducono l’attività del nodo seno-atriale e atrioventricolare, che sono due strutture che fanno parte del sistema elettrico cardiaco, ciò determina la riduzione delle aritmie. Vengono usati maggiormente per le tachicardie sinusali inappropriate, le tachicardie da rientro nodale, per diminuire la frequenza cardiaca nella fibrillazione atriale e nel flutter atriale. Sono utilizzati anche nelle aritmie ventricolari, per ridurre la stimolazione dei recettori β1 a livello cardiaco. Il farmaco beta-bloccante maggiormente usato per tale scopo è il metoprololo.
- Glaucoma: il glaucoma è una patologia dell’occhio caratterizzata da incremento della pressione oculare, che può con il tempo creare danni e causare anche la perdita della vista. I farmaci beta-bloccanti sono efficaci nel controllare la pressione oculare: in tal caso vengono usate come collirio, da applicare quotidianamente (prevalentemente il timololo).
- Emicrania: i farmaci beta-bloccanti, ed in particolare il propanololo e il metaprololo, vengono impiegati per la prevenzione dell’emicrania. Probabilmente il meccanismo è da collegare al rilassamento della muscolatura liscia presente nella parete vasale.
- Tireotossicosi: i farmaci beta-bloccanti vengono utilizzati per contenere le manifestazioni cardiache durante ipertiroidismo e tireotossicosi, insieme ad altri farmaci che agiscono sulla tiroide.
- Ansia: i farmaci beta-bloccanti aiutano a contenere le manifestazioni legate all’ansia, come le palpitazioni e la tachicardia. Non agiscono direttamente a livello centrale, ma contengono i sintomi ansiosi. Il bisoprololo (Cardicor ®, Congescor ®, Concor ® e Sequacoe ®) viene spesso preferito per trattare i sintomi dell’ansia.
- Tremore essenziale: le cause di questa patologia non sono ben conosciute. I farmaci beta-bloccanti, e soprattutto il propanololo, riducono il tremore.
Effetti collaterali dei farmaci beta-bloccanti
Gli effetti collaterali sono collegati alla loro azione di blocco dei recettori adrenergici. Oltre alle allergie o all’ipersensibilità dei componenti (che possono verificarsi per qualsiasi farmaco/alimento e dipendono dalla suscettibilità personale), potrebbero presentarsi:
- Ipotensione
- Astenia
- Disturbi del sonno
- Bradicardia
- Broncocostrizione (sono controindicati nei pazienti con broncopatia cronica ostruttiva, BPCO).
- Scompenso cardiaco acuto (a causa dell’azione inotropa negativa)
- Ipoglicemia
- Disturbi gastrointestinali (come vomito, diarrea)
- Depressione
- Crampi muscolari
- Disfunzione erettile: un effetto collaterale maggiormente presente in quei farmaci beta-bloccanti, che abbassano maggiormente la pressione arteriosa, come il nebivololo (lobivon ®), ma che può verificarsi con qualsiasi farmaco anti-ipertensivo.
Talvolta è necessario sospendere il farmaco, altre volte invece è necessaria solo una riduzione del dosaggio. In caso di sintomi è necessario contattare il cardiologo di fiducia per l’aggiustamento terapeutico. Sono farmaci che necessitano di titolazione, vuol dire che devono essere introdotti con il dosaggio più basso e aumentati gradualmente. La stessa cosa vale per la sospensione: il dosaggio va ridotto gradualmente. Questi farmaci non sono indicati in pazienti già bradicardici, ipotesi, asmatici e con BPCO. Sono sconsigliati in gravidanza e durante l’allattamento. In ogni caso, le donne in gravidanza, o durante allattamento, devono chiedere consiglio al loro medico prima di assumere qualsiasi farmaco, in quanto tutti i medicinali sono potenzialmente dannosi per il bambino.
I farmaci betabloccanti rappresentano il cardine della terapia dello scompenso cardiaco, di quella ischemica e delle aritmie. Rappresentano uno dei farmaci maggiormente prescritti dal cardiologo e con maggiori evidenze sulla protezione del cuore. Sono farmaci, in linea generale, ben tollerati e molto efficaci, e gli effetti collaterali si manifestano solo in una piccola percentuale dei pazienti.
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Dott.ssa Andreina Carbone
Cardiologo, specialista in Ecocardiografia Transtoracica e Transesofagea applicata allo studio delle Valvulopatie, Cardiomiopatie e Malattie del pericardio
Dirigente Medico I livello
Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione “G. Pascale”
Napoli