La sincope vasovagale riflessa neuromediata è la causa più frequente di sincope nei giovani (rappresenta circa il 50% delle sincopi che si verificano in età giovanile). Si tratta di una condizione in genere benigna che tende a scomparire intorno alla terza decade di vita per poi spesso ricomparire dopo i 60 anni.
La sindrome vagale è molto invalidante in quanto può generare le sincopi, cioè gli svenimenti improvvisi con perdita di coscienza, che si verificano per cause diverse, che vanno dalla vista del sangue a una forte emozione. Le sincopi si manifestano spesso nei giovani fra i 20 e 30 anni e, anche se in sé non sono letali, possono rappresentare una severa limitazione della propria vita.
Spesso ha origine da un’interruzione del battito cardiaco fra pochi secondi a oltre 10 e 20 secondi, causata da una iperattività del nervo vago, che governa uno dei due sistemi che, insieme al sistema simpatico, innervano il cuore. In situazione di normalità i due sistemi sono in equilibrio e mediano il battito cardiaco, aumentandolo (sistema simpatico) o rallentandolo (sistema vagale).
Quando il nervo vago è ipertonico e riceve una stimolazione, prevale sul sistema simpatico, provocando la caduta della frequenza cardiaca e/o della pressione arteriosa.
Buone notizie per chi soffre di sindrome vagale. Oggi si può eseguire la Cardioneuroablazione, una tecnica innovativa per il trattamento della sindrome vaso vagale.
Sino ad oggi, in caso di asistolia prolungata, la sindrome vagale grave nei giovani poteva essere curata esclusivamente con l’impianto di un pacemaker, che tuttavia non è la soluzione ottimale. Purtroppo, infatti, il dispositivo è destinato a un possibile deterioramento nel tempo ed una non trascurabile percentuale di pazienti continua a svenire nonostante il pacemaker.
Per questi giovani pazienti la cardioneuroablazione è una nuova opzione di cura che nasce dalla esperienza nelle ablazioni transcatetere per il trattamento delle aritmie.
Il principio è lo stesso: si tratta di individuare le “stazioni nervose” attraverso cui il nervo vago agisce sul cuore (mappatura) e cauterizzarle via catetere per ridurre o eliminare l’azione eccessiva del sistema vagale sull’attività elettrica del cuore.
Durante la mappatura si stimola il nervo vago e si osservano le stazioni che innescano la pausa elettrica; quindi, si effettua una denervazione cardiaca che consiste nel disattivare le stazioni “incriminate”.
In questo modo modifichiamo la fisiologia cardiaca senza impiantare un pacemaker. La procedura è complessa e richiede una vasta esperienza dell’elettrofisiologia cardiaca, oltre che operatori qualificati. I risultati però sono piuttosto promettenti!
a cura del dott. Andrea Antonio Papa