In questo articolo cercheremo di spiegare in parole semplici cos’è il catetere venoso, presidio utilizzato negli ambienti ospedalieri nella quasi totalità dei pazienti per la somministrazione dei farmaci per via endovenosa.
Indice
- 1 Quali sono le sue utilità? Come viene posizionato? Esistono modi per prevenire le infezioni ad esso correlate?
- 2 Cateteri venosi periferici corti
- 3 Cateteri Venosi Centrali (CVC)
- 3.1 CATETERI VENOSI CENTRALI NON TUNNELLIZZATI AD INSERZIONE CENTRALE (CICC)
- 3.2 CATETERI VENOSI CENTRALI TOTALMENTE IMPIANTATI
- 3.3 CATETERI VENOSI CENTRALI TUNNELLIZZATI CUFFIATI
- 3.4 (GROSHONG, HICKMAN, BROVIAC, TESIO)
- 3.5 CATETERI VENOSI CENTRALI INSERITI PER VIA PERIFERICA
- 3.6 CATETERE VENOSO FEMORALE FICC
- 4 Approfondimenti
Quali sono le sue utilità? Come viene posizionato? Esistono modi per prevenire le infezioni ad esso correlate?
Il catetere venoso è un tubicino che viene posizionato nel lume venoso dal personale medico e/o infermieristico.
È una procedura di gestione infermieristica che rappresenta una delle cause di infezioni intra ospedaliere.
Attualmente in ambito ospedaliero i cateteri venosi utilizzati sono rappresentati da:
- Cateteri Periferici,
per evitare confusioni se ne distinguono tre tipi, inseribili nelle vene superficiali o profonde dell’arto superiore:
- Cannule periferiche corte, lunghe meno di 6 cm, normalmente in Teflon o poliuretano, posizionate in vene superficiali dell’avambraccio o del braccio con tecnica diretta (in caso di vene profonde con tecnica ecoguidata).
- Cannule Periferiche lunghe, che variano dagli 8 – 10 cm, di solito in poliuretano, posizionate in vene superficiali dell’avambraccio o del braccio con tecnica diretta oppure in vene profonde con tecnica ecoguidata la cui punta non arriva più in là del cavo ascellare.
- Cateteri Midline, lunghi 20 – 25 cm, in poliuretano o in silicone, posizionati in vene profonde del braccio con tecnica ecoguidata (ci si aiuta nel posizionamento con immagini ecografiche), la cui punta si posiziona nel tratto toracico della vena ascellare o in vena succlavia.
- Cateteri Venosi Centrali che servono per accessi in un lume venoso di un vaso di grosso calibro (definito centrale perchè più vicino alla pompa cardiaca) che permette la somministrazione di ampi flussi farmacologici e di liquidi ed azione in tempi più brevi. (non tunnelizzati, tunnellizzati, totalmente impiantabili).
- Cateteri Venosi Centrali posizionati per via periferica (picc, cateteri femorali FICC).
Cateteri venosi periferici corti
Angiocath o agocannula
Per cateterismo venoso periferico (CVP) si intende il posizionamento di un ago cannula (comunemente noto come Tenflon) all’interno di una vena periferica superficiale, al fine di garantire una corretta terapia farmacologica endovenosa.
L’ago cannula è costituito da un mandrino metallico inserito in una cannula di materiale biocompatibile, solitamente in teflon o poliuretano, connessa ad una valvola antireflusso in silicone, dotata di cappuccio di sicurezza e tappo Luer-lock.
Ne esistono di varie misure, il calibro è espresso in Gauge (G) i cui valori sono inversamente proporzionali alla loro grandezza e identificati normalmente dal codice colore del tappo posto alla base dell ago.
I punti di accesso maggiormente scelti sono la vena cefalica, la basilica, la vena mediana di gomito ed avambraccio e il plesso dorsale delle mani.
Cateteri MIDLINE
I cateteri Midline lunghi 20 – 25 cm, in poliuretano o in silicone, sono posizionati in vene profonde del braccio preferibilmente inseriti con tecnica ecoguidata, la cui punta si posiziona nel tratto toracico della vena ascellare o in vena succlavia o ancora in prossimità della metà della clavicola ( midclavicular ).
Sono accessi venosi a medio lungo termine, destinati ad un utilizzo sia intra che extra ospedaliero. Sono costruiti con materiali ad alta biocompatibilità, di calibro solitamente compreso tra il 3 ed i 6 french (da 1 a 3 mm).
Le linee guida raccomandano fortemente l’utilizzo di cateteri PICC o Midline quando la durata della terapia endovenosa sarà con probabilità più lunga di sei giorni.
Cateteri Venosi Centrali (CVC)
Un catetere venoso si definisce “centrale” quando la sua punta viene posizionata in prossimità della giunzione tra la vena cava superiore e l’atrio destro (giunzione atrio-cavale).
Cateteri venosi centrali si raggruppano in:
- Cateteri venosi centrali ad inserzione centrale (CICC) posizionati in
- Vena Giugulare
- Vena Succlavia
-
- Cateteri venosi centrali totalmente impiantabili (Port);
- Cateteri venosi centrali Tunnellizzati Cuffiati (Groshong,Hickman,Broviac)
- Cateteri venosi centrali NON TUNNELLIZZATI ad inserzione periferica (FICC o PICC).
Per quanto riguarda la punta del catetere esistono:
- CVC a punta aperta
- CVC a punta chiusa con valvola antireflusso.
CATETERI VENOSI CENTRALI NON TUNNELLIZZATI AD INSERZIONE CENTRALE (CICC)
Catetere venoso centrale inserito direttamente nel vaso (solitamente vena giugulare o succlavia) in cui si vuole posizionare il catetere.
CATETERI VENOSI CENTRALI TOTALMENTE IMPIANTATI
PORTH A CATH è un sistema impiantabile costituito da un contenitore di raccolta chiamato reservoir impiantato nel sottocute e il catetere posizionato in vena.
La parte inferiore del PORTH è costituita da un disco in plastica o in titanio con diametro di circa 3-4 cm; la parte superiore è costituita invece da una membrana con diaframma in silicone accessibile attraverso l’utilizzo di appositi aghi quali gli aghi di Huber o di Gripper.
Il catetere, in silicone o in poliuretano, può essere a punta aperta o a punta chiusa.
CATETERI VENOSI CENTRALI TUNNELLIZZATI CUFFIATI
(GROSHONG, HICKMAN, BROVIAC, TESIO)
Sono cateteri inseriti per via percutanea o chirurgica attraverso una grossa vena (succlavia, giugulare, raramente femorale) in modo da posizionare la punta a livello della giunzione vena cava superiore e atrio destro. Un tratto viene tunnellizzato sottocute facendo in modo che la cuffia si trovi vicino al punto di uscita del catetere stesso.
CATETERI VENOSI CENTRALI INSERITI PER VIA PERIFERICA
PICC (peripherally inserted central catheter) è un catetere venoso centrale inserito perifericamente all’altezza del braccio (vena basilica) con l’aiuto di ecoguida.
Permette la somministrazione di farmaci che se iniettati perifericamente potrebbero causare danni tessutali alla vena stessa o al braccio (in caso di stravaso).
Inoltre:
- richiedono una minima “manutenzione;”
- riducono il rischio di infezioni;
- riducono il rischio di trombosi venosa centrale;
- iI l loro utilizzo è consentito sia in ambito ospedaliero che domiciliare;
- consente libertà di movimento.
Il posizionamento avviene al letto del paziente, non serve il digiuno.
È una procedura sterile. Durante la procedura il paziente avvertirà un lieve dolore/fastidio sia al momento della venipuntura e sia al momento della somministrazione dell’anestesia locale. La procedura dura in media 40-60 minuti. Il catetere viene inserito nel terzo medio del braccio, sopra il gomito, per garantire la massima mobilità. Esternamente sarà visibile il catetere attraverso l’utilizzo di una medicazione trasparente.
L’accesso al catetere avviene tramite la connessione di siringhe, raccordi, deflussori con il sistema Luer-lock connettendo a quest’ultima siringhe e/o raccordi in caso di prelievi, deflussori in caso di infusioni farmacologiche.
CATETERE VENOSO FEMORALE FICC
Viene introdotto attraverso la puntura della vena femorale destra o sinistra e la punta è posizionata in prossimità della vena cava inferiore.
Questi dispositivi, anche se non propriamente centrali, in quanto non consentono un monitoraggio emodinamico, possono essere considerati centrali poiché consentono la somministrazione di soluzioni di qualsiasi tipo.
Uno dei principali rischi correlati al catetere venoso periferico è la trombosi venosa.
La procedura di posizionamento è di pertinenza medica e/o infermieristica con competenze specifiche.
Approfondimenti
Rispetto al catetere venoso periferico il CVC garantisce un accesso stabile e sicuro, attraverso cui è possibile somministrare ampi volumi di soluzioni o farmaci che richiedono un elevato flusso o soluzioni con osmolarità troppo elevata per la somministrazione periferica con un ph>9 (sostanze basiche) o con un ph<5 (sostanze acide).
Sono dispositivi che devono essere protetti da medicazioni specifiche, con procedura applicata da personale esperto per garantirne la corretta gestione e utilizzo.
Contatta l’esperto in merito a questo argomento.
Dott.ssa Martina Cuomo
Infermiere
Uoc immunodeficienza e malattie dell’immigrazione
Azienda dei Colli (NA) – Cotugno