IMMUNI: nome intuitivo, ma quanto aiuterà?

Il Governo ha scelto: IMMUNI, l’applicazione destinata a tracciare i contagi da Covid19 nella ormai prossima ed auspicata fase 2. In buona sostanza appaiono tre le finalità:

  • tracciare i contatti sospetti,
  • controllare la quarantena dei casi isolati a domicilio ed infine
  • gestire gli accessi alle strutture sanitarie in modo sicuro, evitando di dimenticarsi, che oltre al COVID19, la popolazione italiana soffre di altre ed innumerevoli patologie.

IMMUNI è in buona sostanza una operazione di screening. Da folli pensare di eseguire 60 milioni di tamponi in un tempo breve, ripetendoli nuovamente dopo ulteriori 15 giorni. Non è attuabile per i tempi, per il dispendio economico e per l’utilità epidemiologica. Resta però il problema dei contagiati e, resta ancor più, il problema dei contagiati totalmente asintomatici.

I vizi di costruzione

IMMUNI nasce con buone intenzioni e cerca in pratica di pensionare le autocertificazioni, facendo un salto tecnologico in avanti. Soffre tuttavia di alcuni vizi, primo fra tutti la tecnologia Bluetooth. È gratuita e pertanto consente l’utilizzo anche a soggetti non possessori di smartphone con tecnologia 4G e simili o con possibilità di connessione Wi-Fi. Il rovescio della medaglia, tuttavia, resta la poca affidabilità di questo sistema per localizzazioni geograficamente complesse.

Altro punto su cui si concentrano i critici del sistema è la possibile violazione della privacy. Premesso che ogni giorno, con mille atti in rete e non, perdiamo la nostra privacy per motivazioni di gran lunga più futili, è altrettanto vero che il dubbio venga.

La risposta del governo e di Colao, capo degli esperti della fase 2, è stata che l’applicazione è volontaria e che i dati non saranno oggetto di archiviazione. In buona sintesi, dovrebbero essere eliminati a ciclo continuo, con rigenerazione costante. Restano in tal senso i dubbi sulla affidabilità di un sistema complesso e fragile, pensato per 60 milioni di persone

IMMUNI ed il mondo cardiologico

Abbiamo deciso di dare spazio a tale argomento, perché IMMUNI, come per molte altre branche specialistiche, potrebbe essere un viatico per garantire la sicurezza nei reparti sanitari non COVID19. La tracciabilità in tal senso consentirebbe la ripresa di attività ambulatoriali e in seguito interventistiche riducendo il peso imposto al SSN dalla necessità di esami più complessi, vedi il tampone nasofaringeo su tutti.

IMMUNI non sarà l’app perfetta, non garantirà una fase 2 sicura e priva di rischio contagio, tuttavia è un metodo iniziale di screening e di limitazione del contagio. In questo senso va utilizzata.

L’utilizzo è il vero test di ogni nuova tecnologia, la capacità di migliorarla in brevissimo tempo, è il vero termometro della capacità di uno stato di porre risposte intelligenti.

L’Italia per storia, dà il meglio di sè negli atti straordinari, speriamo di confermarci.  

 

Dott. Augusto Esposito
Cardiologo

Dipartimento Cardiotoracico – U.O.C. Cardiologia diagnostica ed interventistica.                          Ospedale del Cuore – G.Pasquinucci.                                                                                                          Massa (Toscana).                                                                                                                                Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali
CCMR Regione Campania
AORN Monaldi Napoli.