Lo scompenso cardiaco (detto anche insufficienza cardiaca) rappresenta una delle condizioni patologiche più comuni in Italia, interessando circa l’1% della popolazione generale (su 60 milioni di abitanti circa 600.000 persone soffrono di questa patologia).


Dopo i 75 anni, circa 15 persone su 100 sono affetti da questa specifica condizione. Talora anche soggetti più giovani, soprattutto in presenza di specifiche condizioni cardiologiche predisponenti, possono sviluppare insufficienza cardiaca.

In questo articolo verrà spiegato cos’è esattamente la scompenso cardiaco (o insufficienza cardiaca) quali sono le cause, come riconoscerlo, trattarlo e prevenirlo. 

 Che cos’è lo scompenso cardiaco?

Il cuore è un muscolo involontario che attraverso una contrazione (momento in cui espelle il sangue, sístole cardiaca) ed un rilassamento (momento in cui si riempie di sangue, diastole cardiaca) svolge un compito  essenziale quanto semplice: pompare il sangue verso gli organi periferici per garantire ossigeno e sostanze nutritive.  

Proprio come fa una pompa idraulica, il cuore fa circolare il sangue contenuto nei vasi (arterie e vene) verso tutti gli organi (il rene, il fegato, la pelle, il cervello ecc). 

Nel momento in cui non riesce più a garantire questa funzione, si parla di insufficienza cardiaca: una condizione cronica (cioè che è duratura e continua nel tempo) in cui vi possono essere fasi di peggioramento, a cui va attribuito il termine scompenso cardiaco, e fasi di relativo miglioramento.

Cause di insufficienza cardiaca

Da un punto di vista anatomico, il nostro cuore è diviso in due parti: una parte sinistra (formata da atrio e ventricolo sinistro che comunicano tra di loro attraverso la valvola mitrale) che pompa il sangue a tutto il corpo ed una parte destra (formata da atrio e ventricolo destro, che comunicano tra di loro attraverso la valvola tricuspide) che pompa il sangue ai polmoni permettendogli di caricarsi di ossigeno. 

Il sangue viene ossigenato dai polmoni, ritorna al cuore in atrio sinistro, attraversa la valvola mitrale, arriva al ventricolo sinistro e viene pompato ai vari organi a cui arriva attraverso le arterie. Una volta ceduti agli organi ossigeno e nutrienti, ritorna attraverso le vene all’atrio destro, passa nel ventricolo destro che lo pompa ai polmoni, si carica di ossigeno e ripercorre il circuito appena descritto migliaia di volte al giorno. 

Lo scompenso cardiaco (o insufficienza cardiaca) può interessare il ventricolo sinistro, il ventricolo destro o  entrambi (nella maggior parte dei casi è interessato il ventricolo sinistro primariamente con un coinvolgimento secondario del ventricolo destro).

Può, inoltre, essere interessata la fase sistolica (ed in questo caso si parla di “scompenso sistolico”, “scompenso cardiaco congestizio” o in termine tecnico “scompenso cardiaco a frazione di eiezione ridotta”) o la fase diastolica (“scompenso diastolico” o in termine tecnico “scompenso cardiaco a frazione di eiezione preservata”).

Diverse sono le cause che possono portare ad un cattivo funzionamento di uno dei ventricoli o di entrambi. Tutte le malattie del cuore, se non trattate e curate adeguatamente possono portare a sviluppare una insufficienza cardiaca. 

Tra le cause più importanti ci sono: l’infarto (sindromi coronariche acute), la cardiopatia ischemica, l’ipertensione arteriosa sistemica, le valvulopatie severe (malattie delle valvole cardiache), le infiammazioni del muscolo cardiaco (miocarditi), la tossicità da farmaci (soprattutto chemioterapici), la tossicità da alcool e droghe.  

Una causa frequente di insufficienza cardiaca sono le cardiomiopatie (cardio=cuore – mio= muscolo; patia= malattia ovvero malattie del muscolo cardiaco): cardiomiopatia ipertrofica, cardiomiopatia dilatativa,  cardiomiopatia aritmogena, cardiomiopatia restrittiva (mallattia di Anderson-Fabry o le amiloidosi).

Sintomi dello scompenso cardiaco: come riconoscerli 

La disfunzione del cuore può portare a numerosi sintomi che variano anche in base alla gravità, alla condizione cronica o acuta dello scompenso, all’età dei pazienti.

I principali sintomi dell’insufficienza cardiaca sono i seguenti:

  • affanno presente sia a riposo ma soprattutto da stesi;
  • piedi e caviglie gonfie (in questo caso si può anche parlare di scompenso cardiaco congestizio);
  • facile affaticabilità (soprattutto nei giovani);
  • gonfiore dell’addome (anch’esso tipico dello scompenso cardiaco congestizio);
  • inappetenza (soprattutto nei pazienti giovani);
  • dimagramento;
  • palpitazioni (cardiopalmo, cuore in gola, batticuore, cuore che batte veloce alternato ad attimi in cui si ha la sensazione che si fermi);
  • sensazione di mancamento o vertigini;
  • sincope (svenimento).

In casi molto rari l’insufficienza cardiaca decorre in maniera del tutto asintomatica, tale da rappresentare un riscontro occasionale durante una visita di controllo.

Rischi e complicanze

L’insufficienza cardiaca è una sindrome che può avere un impatto importante sulle aspettative di vita di un paziente. 

Tuttavia l’opportuno trattamento da parte del cardiologo specializzato, grazie anche al progresso farmacologico degli ultimi anni, può migliorare notevolmente la qualità e l’aspettativa di vita.

Essendo una malattia cronica l’insufficienza cardiaca può  essere gestita, sotto guida medica, in ambulatorio o addirittura a casa.

Solo quando i sintomi dell’insufficienza cardiaca  diventano particolarmente intensi (aumento dell’affanno improvviso o graduale), bisogna contattare d’urgenza il medico o eventualmente recarsi presso il più vicino pronto soccorso, perché potrebbe essere in corso una fase di peggioramento, ovvero uno scompenso cardiaco acuto

Alcuni pazienti sono spesso portatori di defibrillatori impiantabili (ICD in inglese, a volte denominati anche con la sigla DEF). In caso di shock elettrico del defibrillatore è fondamentale recarsi al pronto soccorso più vicino. 

È fondamentale contattare i servizi di emergenza (118) quando si ha una perdita di coscienza anche momentanea. 

Diagnosi 

In presenza di sintomi, la diagnosi dello scompenso cardiaco è ottenuta mediante la valutazione da parte del cardiologo della storia clinica, della visita cardiologica, di una serie di esami ematochimici e di un  ecocardiogramma con color doppler. 

Tale esame permette il più delle volte di  conoscere la condizione cardiaca sottostante e stabilire quale parte del cuore sia compromessa e in che modo. 

Attraverso la determinazione della quantità di sangue che il cuore contraendosi riesce a pompare, (la cosiddetta Frazione di eiezione (abbreviata in FE in italiano – EF in inglese) si capisce se ci si trova nella situazione di insufficienza cardiaca a funzione ridotta o preservata. 

Stadiazione dello scompenso cardiaco

Non tutti i pazienti sono uguali per questo, l’insufficienza cardiaca viene classificata in varie modalità. 

La più utilizzata a livello internazionale è la classificazione della New York Heart Association (NYHA) che permette una valutazione in base alla gravità e alla sintomatologia

Classe I. Paziente asintomatico (non presenta sintomi). L’attività fisica abituale non provoca affanno (dispnea) né affaticamento.

Classe II. Scompenso cardiaco lieve. L’attività fisica moderata (come salire due rampe di scale o salire alcuni gradini portando un peso) provoca dispnea o affaticamento.

Classe III. Scompenso cardiaco da moderato a grave. L’attività fisica minima (come camminare o salire mezza rampa di scale) provoca dispnea o affaticamento.

Classe IV. Scompenso cardiaco grave. Astenia, dispnea o affaticamento presenti anche a riposo, (seduti o anche sdraiati a letto), a volte anche solo parlando. 

Pillole di CardiologiaOggi

L’ obiettivo della terapia è quello di cercare di portare il paziente alla classe NYHA più bassa possibile.

Trattamento

La terapia dell’insufficienza cardiaca si basa sia su principi farmacologici che non farmacologici.

Terapia farmacologica

La terapia farmacologica consiste nell’assunzione si diverse tipologie di farmaci: 

  • Ace inibitori o sartani o inibitori della neprilisina (detti anche ARNI); con l’introduzione della categoria dei farmaci ARNI si è assistito ad un importante miglioramento nei sintomi e nella sopravvivenza dei pazienti con scompenso cardiaco a frazione di eiezione ridotta (scompenso sistolico).
  • Beta bloccanti o altri farmaci che riducono la frequenza cardiaca come l’ivabradina.
  • Diuretici.
  • Terapia della eventuale patologia di base che ha portato all’ insufficienza cardiaca (farmaci per l’infarto, per l’ipertensione, anticoagulati per la fibrillazione atriale, antidiabetici ecc.). 
  • Farmaci detti “inotropi” cioè che aumentano la contrattilità del cuore. Ad oggi non esistono pastiglie per questo tipo di farmaci (anche se sono in sperimentazione), vengono somministrati quindi per via endovenosa in ambiente ospedaliero e sono usati generalmente nei casi di scompenso cardiaco acuto.

Terapia chirurgica

La terapia non farmacologica consiste generalmente nell’impianto di defibrillatori sottocutanei (ICD in inglese, a volta definiti con sigla DEF) quando la frazione di eiezione è inferiore o uguale al 35%.

Talvolta è possibile impiantare un particolare tipo di defibrillatore che funge anche da resincronizzatore del movimento sistolico del cuore. 

Questo tipo di pacemaker/defibrillatore è conosciuto con la sigla di CRT-D e serve ad aiutare il cuore a contrarsi nella maniera più giusta possibile. 

Si posiziona in regione pre pettorale sinistra ed è in collegamento con il cuore mediante degli appositi elettrocateteri.

In caso di insufficienza cardiaca molto grave può essere scelto di impiantare all’interno del corpo un dispositivo di assistenza ventricolare sinistra (in inglese L-VAD – left ventricular assistence device) comunemente definito “cuore artificiale”.

A volte è importante andare a trattare patologie associate spesso all’ insufficienza cardiaca come l’ insufficienza della valvola mitrale e anche della valvola tricuspide attraverso metodiche  definite MitraClip o TriClip.

La terapia dell’insufficienza cardiaca è quindi molto complessa e spesso multidisciplinare, coinvolge diverse figure anche nel solo ambito cardiologico: il cardiologo clinico è colui che deve gestire il paziente e decidere qual è il migliore approccio da adottare.   

Prevenzione

Occorre mantenere nella norma il peso corporeo ed adottare uno stile di vita sano ed equilibrato.

Bisogna puntare su cibi salutari che mantengono una buona nutrizione senza appesantire l’organismo, garantendo al tempo stesso il giusto apporto di tutti i nutrienti. 

È importante ricordare che spesso i pazienti con insufficienza cardiaca non riescono a smaltire adeguatamente i liquidi che introducono quindi, diventa  fondamentale concordare con il cardiologo clinico questi aspetti. Pesarsi tutte le mattine è il più fedele ed affidabile metodo per accorgersi precocemente dell’accumulo di liquidi.

Contatta l’esperto in merito a questo argomento.

 

Dott. Saverio D’Elia
Cardiologo Clinico, esperto in insufficienza cardiaca ed imaging non invasivo 

UOC Cardiologia e UTIC
Università della Campania L. Vanvitelli
AORN dei Colli – Ospedale Monaldi
Napoli