Quali sono i farmaci per l’percolesterolemia?

La presenza di elevati livelli di colesterolo nel sangue favorisce lo sviluppo di malattie cardiovascolari, infarto del miocardio, angina pectoris, ictus e malattie e vascolari periferiche.

Lo stile di vita sano, con una corretta alimentazione e attività fisica regolare, ha un ruolo fondamentale nel ridurre il rischio cardiovascolare in quanto agisce anche sui valori di colesterolo totale, LDL e HDL. Talvolta, la sola modifica dello stile di vita non è sufficiente per riportare i valori di colesterolo entro i limiti. Questo avviene sia per una predisposizione genetica, sia perché la capacità di metabolizzare il colesterolo da parte dell’organismo si riduce con l’età e quindi vi è la necessità di instaurare una terapia farmacologica.

I farmaci in assoluto più studiati e più utilizzati nel controllo della ipercolesterolemia sono le statine.

Le statine sono farmaci che inibiscono la sintesi del colesterolo prodotto dall’organismo agendo sull’enzima HMG-CoA reduttasi. Bloccando questo enzima, le statine quindi riducono la quantità di colesterolo prodotta dal fegato, portando a una riduzione dei valori di colesterolo nel sangue.

La prima statina ad essere scoperta grazie allo scienziato giapponese Akira Endo ed ai suoi collaboratori nel 1976 fu la mevastatina (detta anche compactina) che però non fu mai commercializzata. La prima statina ad entrare in commercio è stata la lovastatina.

Questa è stata isolata nel 1979 da Carl Hoffman dal fungo Aspergillus terreus.  Successivamente, studiando la lovastatina i ricercatori sono riusciti a sintetizzare un una statina più potente da un prodotto di fermentazione dell’Aspergillus terreus, ossia la simvastatina.

Le statine si presentano sotto forma di compresse assunte una volta al giorno e quelle attualmente disponibili vengono divise, sulla base della loro efficacia nel ridurre i livelli di colesterolo, in statine ad alta intensità e statine a bassa intensità. Tra le statine ad alta intensità abbiamo l’atorvastatina e la rosuvastatina che, alla loro dose massima, abbassano i livelli di colesterolo di circa il 50% rispetto ai valori di partenza.

Le statine funzionano diminuendo la frazione dannosa del colesterolo, ossia LDL, e impediscono che questa si accumuli nelle arterie del corpo (comprese le arterie coronarie). Esse agiscono anche su altri livelli del metabolismo lipidico, con la riduzione dei trigliceridi e l’aumento discreto della frazione del colesterolo buono (HDL). In questo modo, rallentano la progressione delle stenosi nelle arterie coronarie o cerebrali, che sono la principale causa di morte nel mondo occidentale.

Questi farmaci non hanno un’azione risolutiva sulla placca già formata, tuttavia, producono una stabilizzazione della placca ateromasica, l’inversione della disfunzione endoteliale e diminuiscono la trombogenesi.

Tutti gli studi più importanti sulle statine hanno mostrato una riduzione degli eventi cardiovascolari nei pazienti che le assumevano. Chi assume statine continua ad essere efficacemente protetto dal rischio di danni cardiovascolari, attacchi di cuore ed ictus, grazie al controllo dei livelli del colesterolo.

Chi deve prendere le statine?

Il vostro medico vi consiglierà se assumere o meno una statina in base ai valori di colesterolo e al rischio cardiovascolare.

Una statina è solitamente consigliata se:

  • avete un livello di colesterolo elevato (nei pazienti a medio-elevato rischio cardiovascolare);
  • avete una malattia aterosclerotica. Una malattia cardiovascolare come l’angina o una malattia arteriosa periferica, oppure hai avuto un infarto del miocardio, un ictus o un attacco ischemico transitorio (TIA). Una statina aiuta a ridurre il rischio che queste condizioni progrediscano; oppure, può ritardare il peggioramento della malattia.
  • Ci sono condizioni concomitanti che aumentano il rischio di sviluppare una malattia vascolare aterosclerotica. Ad esempio, se si soffre di diabete o di ipertensione arteriosa o se si è fumatori.

Pillole di CardiologiaOggi

Sapevate che le statine sono i farmaci più prescritti al mondo? Nell’era dell’informazione, le statine sono state vittime della disinformazione soprattutto riguardo i loro effetti collaterali.

 L’effetto collaterale più comune riportato dai pazienti in terapia con statine è il dolore muscolare (mialgia), che si verifica in meno dell’1% dei pazienti ed è spesso alleviato dal passaggio a un’altra statina. Si raccomanda di determinare l’attività della creatina chinasi (CK) nei pazienti con sintomi muscolari. Se i valori rientrano nell’intervallo normale, si può considerare la possibilità di interrompere il trattamento con statina per valutare se i sintomi muscolari sono realmente associati al trattamento, poiché i sintomi possono spesso essere confusi con quelli di altra origine, ad esempio, dolori a livello articolare, osteoartrite, ecc.

Se l’attività CK è più di cinque volte il limite superiore della norma, l’uso della statina deve essere interrotto. Se l’attività CK ritorna alla normalità e i sintomi si risolvono dopo la rimozione della statina, si può fare un secondo tentativo con la stessa statina ad una dose inferiore o con una statina diversa. L’alterazione del fegato è rara, compare nello 0,5-2% di tutti i pazienti, reversibile nella stragrande maggioranza dei casi e facilmente rilevabile con gli esami del sangue. Occasionalmente sono state segnalate affermazioni di effetti collaterali più gravi, tra cui il diabete di tipo 2, ma le prove sono deboli o sono state male interpretate.

Infatti, le statine potrebbero alterare l’equilibrio glucidico, ma il paziente deve avere un significativo pre-diabete per sviluppare il diabete di tipo 2 a causa di una statina. Questo si verifica in circa l’1 per cento dei pazienti con pre-diabete che assumono il farmaco. D’altro canto le statine hanno mostrato i loro benefici maggiori nei pazienti diabetici.

Bisogna sottolineare che il beneficio di assumere le statine sono maggiori rispetto al rischio di sviluppare eventi avversi, e la cattiva informazione a loro riguardo ha influenzato una fetta della popolazione che talvolta riferisce effetti avversi che non presentano nessun riscontro clinico o agli esami di laboratorio.

Per quanto tempo bisogna prendere la statina?

Considerate le statine un impegno a vita. Poco dopo aver iniziato a prendere le statine è necessario fare un esame del sangue per controllare la quantità di colesterolo nel sangue e che il fegato funzioni correttamente.

Dopo questo test, il dosaggio di statine assunto potrebbe cambiare in funzione del target da raggiungere e verranno praticati dei prelievi periodici per monitorare il livello di colesterolo e la funzionalità epatica.

Si potrebbe pensare che se il colesterolo scende, non si ha più bisogno di una statina. Ma se il farmaco ha contribuito ad abbassare il colesterolo, è probabile che si dovrà restare in terapia a lungo termine per mantenere tali livelli.

Se si apportano cambiamenti significativi alla vostra dieta o si perde molto peso, parlate con il vostro medico per sapere se è possibile ridurre il dosaggio della statina o controllare il colesterolo senza farmaci.

Si possono prendere gli integratori?

Talvolta suggerita (e non sempre dal medico) in alternativa alle statine, altre volte in completa autonomia il paziente inizia il trattamento con le “statine naturali”.

Gli integratori a base di riso rosso fermentato, sono ritenuti dai pazienti una soluzione naturale e non farmaceutica e, favoreggiati da un’informazione spesso approssimativa e confusa, fanno perdere la percezione del pericolo degli elevati valori di LDL.

La fermentazione del riso ad opera del Monascus purpureus da luogo alla monacolina K che presenta una struttura praticamente smile alle statine. Assumendo il riso rosso fermentato, quindi, abbiamo un effetto sui valori di colesterolo ma potremmo avere anche alcuni degli effetti collaterali in pazienti predisposti.

Gli integratori sono uno strumento utile ed efficace ma riducono i livelli di LDL in misura minore rispetto alle statine e vanno utilizzati nei pazienti con valori di colesterolo border-line e non devono immaginarsi come un sostituto delle statine nei pazienti con valori alti o molto alti di colesterolo, soprattutto in presenza di molteplici fattori di rischio.

Tra i farmaci che agiscono sul profilo lipidico vi è anche l’ezetimibe. Questo farmaco abbassa i livelli di colesterolo totale, colesterolo LDL (di circa il 15%) e dei trigliceridi. L’ezetimibe funziona riducendo la quantità di colesterolo che si assorbe dal cibo a livello intestinale agendo sulla proteina NPC1L. Questo, a sua volta, riduce il rischio di problemi cardiaci e circolatori a lungo termine.

L’ezetimibe, in aggiunta alle normali misure sullo stile di vita, è indicato:

  • in monoterapia per il trattamento di pazienti intolleranti alle statine o con controindicazioni al trattamento,
  • in associazione con le statine, in quei pazienti affetti i cui valori di colesterolo non sono controllati adeguatamente dalla sola terapia con statine.

L’associazione di statina ed ezetimibe si è dimostrata efficace nel ridurre i livelli di colesterolo LDL,

ha mostrato un buon profilo di sicurezza, ma soprattutto ha permesso una netta riduzione degli eventi cardiovascolari a lungo termine.

Gli effetti collaterali più comuni dell’ezetimibe possono includere dolori muscolari o articolari; naso chiuso, dolori ai seni paranasali, mal di gola; diarrea o più in generale disturbi gastro-intestinali.

Conclusioni

Le statine sono una classe di farmaci efficace nella riduzione dei livelli di colesterolo plasmatico.

Non si sono invece dimostrate efficaci nel controllo della ipertrigliceridemia. Negli anni sono state demonizzate a causa dei loro effetti collaterali che sono meno frequentemente riscontrati rispetto a quanti siano riferiti. Questi farmaci hanno mostrato di ridurre gli eventi cardiovascolari come infarto del miocardio, ictus o malattia periferica e sono attualmente la classe di farmaci tra le più studiate e la più prescritta. In alternativa, o in associazione alle statine, abbiamo a disposizione l’ezetimibe. L’associazione statina + ezetimibe si è dimostrata sicura ed efficace nella riduzione a lungo termine degli eventi e ha sicuramente aiutato nel raggiungimento dei valori di colesterolo desiderati.

E’ stato dimostrato ed è attualmente chiaro a tutti che ridurre il colesterolo LDL, protegge i pazienti e porta a una riduzione delle malattie cardiovascolari. Integratori, statine ed ezetimibe sono ottimi strumenti per raggiungere questo obiettivo ma, qualora non dovessero bastare, sono attualmente disponibili strategie farmacologiche innovative ed efficaci.

Contatta l’esperto in merito a questo argomento.

 

 

Dott. Arturo Cesaro
Cardiologo Emodinamista, esperto in diagnosi e trattamento delle dislipidemie genetiche ed acquisite

UOC Cardiologia Clinica a direzione Universitaria
AORN S. Anna e S. Sebastiano
Caserta
Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali
Università degli Studi della Campania “L. Vanvitelli”